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6 gennaio 2017 – Festa della Manifestazione del Signore

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“Per parlare di speranza a chi è disperato, bisogna condividere la sua disperazione; per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire al suo il nostro pianto. Solo così le nostre parole possono essere realmente capaci di dare un po’ di speranza. E se non riesco a dire nulla, meglio il silenzio. Una carezza, un gesto e il silenzio”.

Le parole di Papa Francesco nella sua prima udienza del 2017 mi hanno dato la forza ed il coraggio per arrivare al termine della Festa dell’Epifania che ieri ho “celebrato” visitando alcune famiglie di profughi. Da un lato è stata una grazia ma dall’altro è stato molto impegnativo: perché non è semplice, almeno per me, reggere una vera manifestazione divina.

Perché ieri nel volto benedetto di questi “disperati”, costretti a lasciare le loro case e le loro terre a causa di impostori travestiti da onesti, di eretici travestiti da ortodossi, di infedeli travestiti da fedeli e di demoni travestiti da angeli, mi si è davvero epifanizzato il Signore!

Mi si è manifestato nel pianto e nel volto di padre affaticato di Daoud che, nella sua semplicità, alla mia domanda se era contento di partire per l’Australia mi ha risposto di no. E mi ha spiegato che non avrebbe mai voluto lasciare la sua terra, la sua casa, la sua gente e mostrandomi le foto della sua casa bruciata e depredata mi ha chiesto, attendendo invano una risposta, come avrebbe potuto ritornare in Iraq e come avrebbe potuto restare in Giordania a mendicare aiuto in questo modo.


Mi si è manifestato nel pianto e nel volto di madre addolorata di Mariam, che non ce la fa più ad aspettare e resistere. Doveva partire per la Svezia ma tutto è bloccato. A differenza di Daoud non vede l’ora di partire perché non riesce più a guardare la piccola figlia Jinam soffrire in quel modo.


Vi confesso che ieri, anche io non sono riuscito a guardare Jinam, non sono riuscito a sostenere il suo sguardo che veniva da Lontano. Solo silenzio e una carezza prima di scappare. Si, sono proprio scappato da quella stamberga dove Mariam e Jinam attendono che qualcosa accada. Sono scappato e mi vergogno ma ho fatto in tempo a donargli una piccola carezza.


Perché di fronte a questi volti e a questi sguardi che implorano giustizia, che ti lacerano quel poco che è rimasto di intero nel tuo cuore, che domandano una risposta quando risposte non ci sono, che ti urlano addosso il loro dolore, ha veramente ragione Papa Francesco: solo silenzio e una carezza!

Credo che ai potenti di questo mondo non interessi nulla del pianto di Daoud e della disperazione di Mariam ma questo pianto e questa disperazione sono arrivati già diritti al cuore di Dio ed al cuore di quella mamma che nel 2009 a Crosia si è definita la Regina dei Profughi.

Questa sera vorrei pregare proprio a te, Maria, Regina dei Profughi. Prenditi cura di loro e non permettere che tutto questo accada invano. A noi aiutaci a far silenzio di fronte al loro dolore e rendici capaci almeno di una carezza perché questo è il Tuo modo di guarire la sofferenza e curare le ferite.


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